C’è un luogo sulla costa tra Portovenere e Riomaggiore che è come sospeso fra cielo e mare, un luogo fatato, bellissimo e selvaggio nella sua semplicità. Questo luogo si chiama Monesteroli, un piccolo gruppo di case abbarbicate alle rocce, che sembra che qualcuno le abbia fatte cadere lì sopra e che per non cadere in acqua si siano aggrappate a quel lembo di terra. Queste casette, invece, sono state realizzate da persone tenaci e caparbie che sono riuscite a plasmare un territorio impervio trasformandolo in campi da coltivare realizzando terrazzamenti tenuti su da muretti a secco che permettono alla pioggia di drenare al mare e dove hanno messo a coltura vigneti che sfidano le leggi di gravità. Una volta e ancora oggi queste casette vengono utilizzate per riporre gli attrezzi di lavoro e in vendemmia anche le uve raccolte con immensa fatica, perché da sempre qui si curano i vigneti a mano senza l’ausilio di macchinari producendo un vino che è nettare degli dei. Monesteroli è un luogo magico, isolato e pieno di pace, bellissimo alle prime luci dell’alba e assolutamente romantico al tramonto. Pensate che sono solo due i modi per raggiungerlo, dal mare in barca arrampicandosi oppure da monte scendendo la “scala delle nuvole”, un nastro di pietra che corre a mare con scalini sconnessi e alti senza alcuna protezione con la sensazione, di chi la percorre, di scendere nel vuoto e guai a soffrire di vertigini……… Ebbene questo piccolo angolo di paradiso oggi è messo in pericolo da una frana purtroppo attiva. Nota dolente di questo tratto di costa è la fragilità del terreno delle montagne che cadono a picco sul mare possiamo rendercene conto dal mare, molte sono le frane che si sono prodotte nel tempo dovute all’abbandono dei vigneti e ai mutamenti climatici…. Per questo c’è stato un gruppo di persone che ha pensato di candidare Monesteroli come “luogo del cuore” del FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano proprio per salvarlo. In  questo gruppo c’è anche Luca Natale, amico e collega, nonché responsabile delle Relazioni Esterne del Parco Nazionale delle 5 Terre, che ha Monestroli nel cuore e a tal proposito mi ha raccontato un aneddoto della sua gioventù:

“Era estate piena, più luglio, credo, che agosto. Credo almeno 25 anni fa, o giù di lì.

Come spesso succedeva, invece che andare a Biassa o alla Spezia a fare “rifornimenti viveri”, a piedi percorrendo la Scala Grande, organizzando un passaggio in barca, si andava a Riomaggiore.

Solitamente, alla mattina presto. Meno traffico in mare e nei negozi.

Quella mattina io e Franco Giumelli ci eravamo organizzati per andare con Umberto Crovara, in barca, una leggera Canadien in alluminio, a Riomaggiore, a comprare.

Un equipaggio stravagante… Io ricordo i miei capelli rossastri, lunghi, bruciati dal sole, come la pelle, con una improbabile maglia, oggi impresentabile. Scalzo, ovviamente, calzoncini corti.

Franchino , che soffriva i raggi del sole diretti sulla pelle delicata soggetta a scottature, una maglia a righe, maniche lunghe, da marinaio, sflilacciata dovunque, come i pantaloni, i jeans, tagliati maldestramente alle ginocchia. Come copricapo, un’ampia “veste”, quella di sopra, di una damigiana, che copriva quasi totalmente collo e spalle, oltre alla testa.

Dimenticavo. Il più delle volte, Franchino indossava ciabatte, spesso diseguali, per numero e tipo, trovate in spiaggia, al Nacche, dopo le mareggiate.

Umberto, signorile, canottiera a coste larghe, attillata, e calzoncini con le tasche ampie, sandali di cuoio e la sua protesi che lo sosteneva dopo il grave incidente sul lavoro che aveva subito. O meglio , due protesi. Una, credo da asciutto, ma mi posso sbagliare, indossata e l’altra, quella da bagno, a mo di polena, fissata all’occhio di prora , a sbalzo, fuori dalla barca ondeggiante.

Al collo, Umberto, aveva un corno che usava per salutare quanti, per mare, conosceva con un suono gracchiante che andava ad accoppiarsi a una voce baritonale.

In tre, sulla barca, si arrivava alla marina di Riomaggiore… Si spiaggiava sul piccolo arenile del porticciolo e si andava a comprare, di tutto per tutti, o quasi, gli”abitanti” di Monesteroli.

Chiaramente, un po’ alla volta, penso tra i sorrisi di tutti, eravamo diventati le attrazioni del paese… Il nostro arrivo era quasi un appuntamento .

Così come la partenza tra urla di saluti di sconosciuti e parenti che quasi si vergognavano a salutarci in quelle condizioni, borse stracolme che coprivano la parte interna della barca, quasi totalmente ad esclusione delle panche dove eravamo seduti, quasi a filo d’acqua.

Erano altri tempi, forse anche un altro mondo. Ma, fieri, di aver vissuto quei tempi in quel modo.”

Certo Luca erano proprio altri tempi, quando ci si accontentava di poco e con poco ci si divertiva come pazzi! E Monesteroli è proprio un luogo del cuore, non solo perché suscita ricordi di giovinezza ma per rispetto a quei contadini che tanto hanno lavorato e sudato per dargli vita.

Ringrazio il Comitato di supporto alla Candidatura ai “Luoghi del cuore FAI” per le foto concessemi e Luca per la disponibilità dimostratami.

A tutti voi chiedo di aiutare il Comitato votando per Monesteroli come luogo del cuore del FAI, io l’ho già fatto, salviamo i nostri luoghi!!!!!!!!

https://fondoambiente.it/luoghi/monesteroli?ldc

Per avere idea di cosa sto parlando guardate il video e vi assicuro resterete senza fiato!!!!!

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Paola