Quando guardo un quadro, un dipinto, un collage, un’opera di Henri Matisse mi immergo in un mondo di pace, armonia, serenità e penso che questo artista abbia realizzato appieno il suo fine artistico, affermava infatti: «il mio obiettivo è rappresentare un’arte equilibrata e pura, un’arte che non inquieti né turbi. Desidero che l’uomo stanco, oberato e sfinito ritrovi davanti ai miei quadri la pace e la tranquillità».

                                      La joie de vivre

Matisse, che in gioventù aveva seguito studi giuridici si era accostato alla pittura durante un periodo di convalescenza dopo un’operazione:Dal momento in cui ho tenuto la scatola di colori nelle mie mani, sapevo che questa era la mia vita. “. Dipinse seguendo le sue emozioni, la sua formazione si discostò molto velocemente dall’arte classica, all’inizio fu molto influenzato da Cézanne, Gauguin, Van Gogh, Signac e dall’arte giapponese. In seguito i colori, i paesaggi della Costa Azzurra lo affascinarono, come le opere di Ingrès e Renoir, Chagall, Picasso e l’arte africana o “Art Nègre “, come veniva chiamata.

 La danse

Il suo saggio ” Note di un pittore”, del 1908, è illuminate per capire la sua visione d’artista: “L’espressione, per me, non risiede nelle passioni che risplendono in un volto umano o che si manifestano attraverso movimenti violenti. L’intera disposizione di un mio quadro è espressiva: il posto occupato dalle figure, gli spazi vuoti che le circondano, le proporzioni, ogni cosa ha la sua parte. La composizione è l’arte di collocare in modo decorativo i diversi elementi di cui il pittore dispone per esprimere i suoi sentimenti. In un’immagine ogni parte sarà visibile e giocherà il ruolo che le è stato assegnato, sia esso principale o secondario. Tutto ciò che non è utile nell’immagine è, di conseguenza, dannoso. Un’opera d’arte deve essere armoniosa nella sua interezza: qualsiasi dettaglio superfluo rimpiazzerebbe qualche altro dettaglio essenziale nella mente dello spettatore.“

Leggendo questo saggio capisco perché questo artista mi affascina tanto, ogni sua opera mi trasmette serenità attraverso la ricerca che l’autore ha fatto dell’armonia della composizione, degli effetti che possono produrre le armonie e le dissonanze del colore, ha cercato le migliori tecniche artistiche attraverso cui esprimersi fino all’utilizzo del Collage.

 

                                                                                                                                                                     Nu

 

Matisse amava confrontarsi con altri colleghi e studiare le diverse correnti artistiche, per giungere poi ad una sua sintesi e utilizzo del segno e del colore. Nel 1905, partecipò ad una collettiva di Pittura al Salon d’Automne de Paris, con alcuni artisti come André Derain e Maurice de Vlaminck. Il critico d’arte Louis Vauxcelles fu colpito dall’utilizzo espressivo del colore, definì la sala espositiva una “cage aux fauves “cioè una “gabbia di fiere o belve “, da qui il termine di Fauves per questo movimento pittorico attivo solo per 2 anni ma capace di influenzare molto le future avanguardie come l’espressionismo tedesco.  La loro arte si basava sull’abolizione della prospettiva e del chiaroscuro, sull’uso di colori vivaci e puri con linee marcate dei contorni, per loro hanno importanza la forma, il colore, l’immediatezza dell’opera e non il suo significato. Per Matisse che piano piano elaborerà un suo personale percorso: “Io devo definire con precisione il carattere dell’oggetto o del corpo che desidero dipingere. …

Madame Matisse

Se su una tela bianca metto giù delle sensazioni di blu, di verde, di rosso, ogni nuova pennellata diminuisce l’importanza delle precedenti. Supponiamo di dover dipingere un interno: ho davanti a me una credenza; mi dà una sensazione di rosso vivo, e metto giù un rosso che mi soddisfa. Si stabilisce una relazione tra questo rosso e il bianco della tela. Vorrei mettere un verde vicino al rosso e rendere giallo il pavimento; e ancora ci saranno relazioni tra il verde o il giallo e il bianco della tela che mi soddisferanno. Ma queste diverse tonalità si indeboliscono a vicenda. È allora necessario che i vari segni che uso siano bilanciati in modo che non si distruggano l’un l’altro. Per fare questo devo organizzare le mie idee; le relazioni tra i toni devono essere tali da sostenerli e non distruggerli. Una nuova combinazione di colori riuscirà nel primo intento e renderà la totalità della mia rappresentazione. Sono costretto a operare trasposizioni fino a quando alla fine la mia immagine può sembrare completamente cambiata quando, dopo successive modifiche, il rosso ha sostituito il verde come colore dominante. Non posso copiare la natura in modo servile; sono costretto a interpretare la natura e sottometterla allo spirito del quadro. Dalle relazioni che ho trovato fra tutti quei toni deve derivare un’armonia viva di colori, un’armonia analoga a quella di una composizione musicale. “

Chapelle Du Rosaire

L’apoteosi della sua opera è a detta stessa dell’autore la Cappella del Rosario, fra Vence e Saint Paul che l’artista realizzò fra il 1949 e il 1951. Il pittore sviluppò i disegni dei pannelli decorativi, i dipinti al suo interno, le vetrate della cappella, l’altare e tutto l’arredo sacro, compresi gli abiti del celebrante. In questa cappella bianca spiccano i colori delle ampie vetrate a motivi floreali blu, gialli, verdi, le decorazioni su ceramica della Via Crucis, della Madonna con Bambino, di san Domenico, i giochi di luce sono meravigliosi, la pace e l’armonia regnano sovrane.

Chapelle du Rosaire