La cittadina di Cagnes-sur-mer, antico oppido celto-ligure, gallo-romano, frontiera medievale fra la contea di Provenza e quella dei Savoia dal 1388, domina, dalla sua collina con il Castello Grimaldi, le rive del Mediterraneo fra Saint-Laurent-du-Var e Villeneuve-Loubet. Questa cittadina, nel 1900 è stata soprannominata la Montmartre della Costa Azzurra per i numerosi artisti che vi hanno soggiornato Chaïm Soutine, Raoul Dufy, Léonard Tsuguharu Foujita, Victor Vasarely, Moïse Kisling, Yves Brayer, Mouloudji, Georges Simenon, Jean Villeri, Brigitte Bardot, Suzy Solidor e molti altri. Tuttavia Cagnes-sur-mer è legata indissolubilmente a uno dei più grandi pittori di fine 1800: Pierre-Auguste Renoir. Quest’anno ricorrono i 180 anni dalla sua nascita, infatti proprio questo mese il 25 febbraio 1841 Renoir nacque a Limoges in una famiglia modesta in cui la madre era tessitrice e il padre sarto. Quando il piccolo aveva 3 anni la famiglia si trasferì a Parigi, in cerca di una vita migliore, vivevano nel povero quartiere attorno al Louvre, ancora di assetto medievale. Pierre-Auguste a scuola rivelò doti insospettate, aveva una voce tanto melodiosa che fu introdotto al canto dal Maestro Charles Gounot, che voleva farlo entrare nella scuola dell’Opéra. Ma suo padre si era accorto di ben altro, il ragazzo disegnava benissimo, la loro origine limosina, terra famosa per le ceramiche lo spinse a fargli intraprendere la via della decorazione di porcellane. Il ragazzo nel 1854 entrò, a 13 anni, come apprendista pittore in una manifattura di porcellane, in seguito lavorò con il fratello incisore, nel frattempo continuò i suoi studi, le sue passeggiate si svolgevano nelle sale del Louvre alla scoperta dei grandi maestri della pittura. Si iscrisse all’École des Beaux-Arts e, contemporaneamente, entrò nello studio del pittore Marc Gabriel Gleyre, dove conobbe e si legò d’amicizia con Alfred Sisley, Frédéric Bazille, Claude Monet, con i quali frequentando il Café Guerbois in rue de Batignolles, con Manet, Cézanne e gli altri diede vita al gruppo degli Impressionisti che rivoluzionarono la Storia dell’Arte del tempo. In questi anni, era povero ma felice, lavorava in sodalizio con Monet, molti dei loro quadri hanno lo stesso soggetto, per loro lavorare insieme in plein-air, era un piacere. Dopo la tragica battuta d’arresto della guerra franco-prussiana del 1870, in cui perse il caro amico Bazille, visse un periodo di cupa tristezza in cui tuttavia non smise mai di dipingere, anzi con Monet, Manet, Pissarro, Sisley, Degas, Berthe Morisot ed altri fondò la “Société anonyme des artistes peintres, sculpteurs, graveurs “allo scopo di radunare denaro e organizzare mostre autonome la prima delle quali sarà, non a caso, allestita nel 1874 presso il Fotografo Nadar, la fotografia era all’epoca un’arte nuova. Fu proprio Renoir incaricato di scegliere le tele da esporre. L’esposizione che vide ufficialmente la nascita dell’Impressionismo, non fu in larga parte capita dai critici, tuttavia gli artisti continuarono a lavorare ed esporre. Nel 1875 dei collezionisti come Victor Chocquet e Durand-Ruel iniziarono a comprare i quadri di Renoir che aveva cominciato a dipingere oltre ai paesaggi molti ritratti, a differenza degli altri Renoir cominciò a riscuotere un certo successo come ritrattista del bel mondo parigino. Continuò anche la pittura en Plein-air e nel 1876 espose nella terza ed ultima mostra impressionista “Bal au Moulin de la Galette “. Renoir poté finalmente comprarsi un monolocale-studio a Montmartre e iniziò a viaggiare, prima in Africa del Nord e poi con la sua modella e futura sposa Aline Charigot, in Italia nel 1882. Questo viaggio sarà per lui una rivelazione, lui stesso parlò di svolta nella sua pittura, scoprì l’arte classica e il rinascimento, a villa Farnesina, a Roma, fu incantato da Raffaello. Scoprì la bellezza esclamò: “Il problema dell’Italia è che è troppo bella “e aggiunse: “gli Italiani non hanno alcun merito nell’aver creato grandi opere in pittura. Gli bastava guardarsi intorno. Le strade italiane sono gremite di dei pagani e personaggi biblici. Ogni donna che allatta un bambino è una Madonna di Raffaello! “. Fu stregato da Venezia, Padova, Firenze, Roma, Napoli, Palermo dove conobbe Wagner a cui fece il ritratto. L’approfondimento in Italia della cultura classica, del rinascimento, dei pittori veneziani, della tavolozza di colori che ogni più piccolo paesaggio italiano sapeva e sa ancora esprimere oggi, lo affascinarono a tal punto che la sua pittura si distaccò pian piano dall’impressionismo per giungere ad un segno grafico più concreto e preciso. Il pittore divenne attento a volumi e contorni più nitidi, abbandonò la pittura in plein-air per ritornare a dipingere in studio, preferendo ai paesaggi ritratti e figure rese con vivide e delicate pennellate, i suoi mentori principali furono Ingrès e Raffaello. A fine secolo ormai era uno dei pittori più conosciuti di Francia, Durand-Ruel, per lui, nel 1892 organizzò una grande retrospettiva di ben 128 opere. Ebbe alcune amanti o le modelle come Lise Tréhot, che gli diede la figlia Jeanne Tréhot, nel 1870, o fra le colleghe, come la pittrice Frédérique Vallet-Bisson che gli diede una seconda figlia Lucienne Bisson nel 1881. In quegli anni si innamorò ad una modella Aline Charigot che nel 1885 gli diede un primo figlio Pierre. La sposò nel 1890, a Parigi. Da questa solida e duratura unione nasceranno Jean, il grande regista, nel 1894 e Claude nel 1901. Renoir purtroppo proprio in quegli anni iniziò a soffrire di artrite reumatoide, nel 1903, la famiglia si spostò a vivere in Costa Azzurra a Cagnes-sur-mer. Nel 1908 il pittore comprò, sempre a Cagnes, una fattoria circondata da olivi secolari che la speculazione edilizia voleva abbattere. Oggi quella fattoria è il bellissimo museo a lui dedicato, immerso in un giardino magnifico. Quella casa rispecchia tutto l’amore con cui Aline fino alla morte, avvenuta nel 1915, protesse il marito e i figli, e come a sua volta Renoir fu per loro un amorevole esempio. La casa, divenne un centro di richiamo per giovani talenti che volevano conoscere il maestro, che volentieri li ospitava. Oltre ai suoi quadri, 15 tele originali, qui troviamo in un percorso di visita, lungo gli spazi famigliari, fra mobili e oggetti della vita quotidiana, 30 fra le sue opere in terracotta che realizzò fra il 1913 e il 1918 con l’aiuto di Richard Guino che prestò le mani all’artista ormai paralizzato e poi di Louis Morel. Le sculture in terracotta sono state attribuite Renoir-Guino, a quest’artista è stato infatti riconosciuto l’apporto creativo nelle opere. Negli ultimi anni Renoir era paralizzato, si muoveva in sedia a rotelle, per dipingere, perché ogni giorno doveva e voleva farlo, gli legavano i pennelli alle mani deformate, sopportava dolori atroci che solo la sua arte sopiva un poco. Il Grande Atelier è commovente fra gli strumenti di lavoro, il cavalletto e la sedia a rotelle viene proiettato un raro filmato del maestro malato che dipinge. Morì nel 1919, l’ultima sera il 3 dicembre, il figlio Jean racconterà che le ultime parole che il padre gli sussurrò furono: “Credo di cominciare a capire qualcosa “.
Mireille Duchamp